LE CARATTERISTICHE DEI PROVERBI ITALIANI

Aydogdyyeva Bahar Rovshenovna
dell’Università Statale Magtymguly
studentessa

Abstract
Il proverbio (dal lat. Provĕrbiu, da vĕrbum «parola») è oggetto di studio di numerose discipline: letteratura, sociologia, antropologia, dialettologia, storia delle tradizioni popolari (nell’insieme delle sue articolazioni, lo studio dei proverbi si dice paremiologia). Dal punto di vista della struttura enunciativa il proverbio può definirsi una frase breve di forma lapidaria o sentenziosa, codificata nella memoria collettiva.

Keywords: espressione, idiomatica, lettera, proverbio


Category: Linguistics

Article reference:
Aydogdyyeva B.R. Le caratteristiche dei proverbi italiani // Humanities scientific researches. 2022. № 12 [Electronic journal]. URL: https://human.snauka.ru/en/2022/12/55238

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Il proverbio (dal lat. Provĕrbiu, da vĕrbum «parola») è oggetto di studio di numerose discipline: letteratura, sociologia, antropologia, dialettologia, storia delle tradizioni popolari (nell’insieme delle sue articolazioni, lo studio dei proverbi si dice paremiologia). Per la natura composita e il carattere quasi sempre metaforico del proverbio è difficile definire il suo statuto linguistico in modo univoco, distintivo rispetto a forme simili con le quali è stato spesso confuso. Dal punto di vista della struttura enunciativa il proverbio può definirsi una frase breve di forma lapidaria o sentenziosa, codificata nella memoria collettiva o tramandata in forma scritta, che enuncia una verità ricavata dall’esperienza e presentata come conferma di un’argomentazione, consolidamento di una previsione, ovvero come regola o ammonimento ricavabili da un fatto. Può essere formulato in forma metrica o in prosa rimata. Ha di solito tradizione antica e una certa diffusione.

Alcuni tra i proverbi più diffusi sono nati da una remota saggezza popolare, che traeva dall’osservazione del quotidiano spunti di riflessione e elzioni di vita. In alcuni casi, però, èdavvero difficile capire quali circostanze li hanno ispirati.

Nella classificazione retorica il proverbio è una sottospecie della definita da Lausberg un «locus communis formulato in una frase che si presenta con la pretesa di valere come norma riconosciuta della conoscenza del mondo e rilevante per la condotta di vita o come norma per la vita stessa». Affini al proverbio sono il motto; la massima, che enuncia una regola di validità generale; l’adagio, che enuncia una regola attinente al comportamento morale o giuridico, o d’opportunità; l’aforisma, che è una sentenza dotata di capacità definitoria; l’apoftegma, detto celebre di un personaggio famoso, passato in proverbio. Di quest’ultimo si può considerare variante il wellerismo (che prende il nome da un personaggio del Circolo Pickwick di Dickens), che in forma di facezia ironica enuncia un’affermazione assurda o paradossale.

Sintatticamente il proverbio è un enunciato autonomo, una sequenza fissa di significato compiuto dove gli elementi non sono commutabili e l’ordine delle parole è rigido. In quanto tale il proverbio ha i caratteri di una citazione o di una parentetica, e in questo differisce dall’espressione idiomatica che fa parte integrante della frase in cui è ospitata e il cui significato dipende dal contesto. La specificità del proverbio risiede quindi anche nella sua veste linguistica, di cui si individuano alcune costanti formali che possono essere sintetizzate secondo determinati punti.

I proverbi italiani sono più famosi con i loro signifacati:

Chiodo scaccia chiodo.
Qualcosa di nuovo ci fa dimenticare qualcosa di andato.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Tra dire di fare una cosa e il farla c’è molta differenza.

Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Non si può avere tutto.

Una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso.
Bisogna collaborare.

Chi si accontenta gode.
Per essere felici bisogna accontentarsi.

Chi trova un amico trova un tesoro.
Chi ha un vero amico è molto fortunato.

Chi rompe paga e i cocci sono i suoi.
Chi rompe qualcosa devi pagarlo, ma può tenersi i pezzi rotti.

Dio li fa e poi li accoppia.
Le persone più simili tra loro finiscono con lo stare insieme.

Chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia.
Chi non non si lascia andare con gli amici ha qualcosa da nascondere.

Quando il gatto non c’è i topi ballano.
Quando chi controlla non c’è ognuno fa i propri comodi.

Chi ha i denti non ha pane, e chi ha pane non ha i denti.
Alcune persone non riescono a sfruttare quello che hanno.

Secondo molti, i proverbi e le espressioni idiomatiche non funzionano in maniera simile dal punto di vista semantico. Crediamo che le osservazioni di Gaston Gross (1996) riescano a sintetizzare bene le motivazioni generalmente addotte per considerare che la semantica dei proverbi sia molto diversa da quelle delle espressioni idiomatiche.

Si parte dall’idea che i proverbi siano e funzionino come le poesie, le canzoni e le preghiere. Questi testi condividono la caratteristica di essere fissi dal punto di vista discorsivo. Gross (1996: 143-144) parla, a tal proposito, di “figement discursif”, che è un tipo di fissità che impedisce qualsiasi cambiamento formale in queste tipologie testuali. Di solito, sono i testi ad uso collettivo a presentare questo tipo di fissità. Si tratta di prodotti preconfezionati presi tali quali e utilizzati per determinati usi sociali. Essendo parte integrante della cultura di un popolo, essi sono noti ai parlanti appartenenti alla cultura presso cui si sviluppano, ma data la loro fissità e il loro status citazionale devono essere imparati a memoria.


References
  1. Boggione, Valter (2004), Lógos, dialogo, letteratura, in Boggione & Massobrio 2004, pp. XIX-XXXVII.
  2. Boggione, Valter & Massobrio, Lorenzo (2004), Dizionario dei proverbi. I proverbi italiani organizzati per temi. 30000 detti raccolti nelle regioni italiane e tramandati dalle fonti letterarie, Torino, UTET.
  3. Franceschi, Temistocle (2004), La formula proverbiale, in Boggione & Massobrio 2004, pp. IX-XVIII.
  4. Guazzotti, Paola & Oddera, Maria Federica (2006), Il grande dizionario dei proverbi italiani, Bologna, Zanichelli.
  5. Lapucci, Carlo (2007), Dizionario dei proverbi italiani, Milano, Mondadori DOC.


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